LA BRIANZA AI NOSTRI PIEDI!

 Beh… detta cosi’ sembra quasi una cosa seria il Campionato Brianzolo di corsa campestre. E diciamo che l’abbiamo forse presa piu’ seriamente del solito, non disdegnando le ormai consuete libagioni del dopo-gara. Ma tant’e’ che questa, che vado a narrarvi, e’ una storia che vede il suo apice nei mesi di gennaio e febbraio ma che nasce tempo prima, forse… si’: forse quasi un annetto prima.

Dopo l’ultima prova di Carate del 2014, prova che sanci’ definitivamente il secondo posto nella classifica a squadre, ad alcuni di noi venne spontanea questa domanda: perche’ non provare a vincerla l’anno prossimo?

 

Grazie ad un’oculata e produttiva “campagna acquisti”, ci siamo trovati a contare su un raggio di 50-60 atleti disposti a passare i loro sabati pomeriggio a correre tra fettucce in plastica e pestando di tutto: dal fango, alla neve, all’erba, alla terra.

Certo: magari non tutti con questa grande voglia, ma la nostra vittoria nasce proprio da qui. Il sacrificio di ognuno di noi dedito al conseguimento di un importante risultato di squadra. E che squadra. Poi, quest’anno e forse per la prima volta nella nostra storia, abbiamo avuto il concreto supporto di un gruppo di agguerritissime e forti atlete! Barbara, Gabriella (sorella d’arte), Cristina e tutte le altre. Un lotto di toste “gamberette” che piuttosto che passare il classico sabato pomeriggio a spingere carrelli e mariti all’interno di una “gabbia” piena di negozi, hanno sfidato le intemperie e le peggiori condizioni pur di entrare nella nostra piccola grande storia.

Lasciatemi anche ricordare quel gruppetto di atleti che, pur arrancando nelle ultime posizioni delle loro rispettive classifiche, insieme hanno racimolato quel gruzzolo di punti che, sommati, hanno davvero fatto la differenza e che li hanno resi protagonisti al pari dei piu’ performanti atleti.

Facciamo un passo indietro e torniamo ad un venerdi’ sera di fine novembre dove, tra ricordi del recente passato e bilanci da approvare, al nostro Presidente per sempre Mario “sfugge” questa proposta: “L’anno prossimo proviamo a vincere il Brianzolo: quindi spero in tante adesioni” (il tutto chiaramente letto tentando di riprodurre un accento che solo lui puo’ avere). “Mi oppongo vostro onore!”. Lo stentoreo e fermo proclama giunge dalle retrovie: “Non proviamo a vincere: NOI LO VINCIAMO!!”. Si… era la mia voce. Volevo una grande vittoria di squadra, volevo anch’io entrare nella piccola grande storia del mio club. Il trionfo del 2007 l’ho sentito solo di riflesso e, dopo 8 anni trascorsi tra strade e montagne, reputavo giusto per la mia carriera podistica ma soprattutto per il team che mi ospita da ormai 18 anni, rendermi protagonista di un grande risultato collettivo anche sui cross, memore del fatto che anch’io avrei potuto fare la mia bella figura.

E poi, come dico sempre, il “Brianzolo” e’ innanzitutto un happening: si incontra tanti amici, si ride, si scherza e si combatte sportivamente. Poi: si mangia, si beve e si incita i propri compagni di squadra e i propri amici. Insomma… un semplice campo o una porzione di parco che un giorno all’anno si veste a festa e ospita sbuffanti e variopinti atleti di ogni eta’ ed estrazione sociale. Tutti uguali sulla linea di partenza, tutti uguali all’arrivo, con obiettivi da raggiungere e risultati da ottenere, ognuno a seconda dei propri mezzi

Ripercorrere con la mente in rapida successione le cinque tappe che ci hanno diviso dall’ufficialita’ di sentirci campioni e’ facile ma nel contempo molto complesso tante sono state le emozioni e le situazioni che si sono via via susseguite.

Penso a Cantu’ come al ballo delle debuttanti: si vede chi c’e’ e chi non c’e’ e ci si chiede il perche’. L’erba del primo tratto che inghiotte la scarpa che affonda e poi il suegiu’ tra alberi da schivare e piccole salite. Purtroppo al debutto devono dare forfait alcuni tra i grandi protagonisti della scorsa stagione: faremo a meno dei tre “Claudio” over 50 (due molto performanti in gara, il terzo un po’ di piu’ con la dispensa) ma il numero dei nostri atleti e’ sufficiente per scavare gia’ da subito un solco che ci fa pensare non troppo sottovoce di aver gia’ messo un’ipoteca alla competizione a squadre.

E Briosco: forse la gara piu’ dura delle cinque disputate. Il fango e le salite che la fanno da padrone assolute e grandi nostre prestazioni. E poi finalmente c’e’ il “Cambusa” con il suo carico di insaccati, affettati, torte dolci e salate e birre, birre di ogni tipo! Quest’anno, nell’esercizio della sua funzione, Mr. Cambusa non si sentira’ piu’ solo: grazie all’apporto delle nostre “gamberette”, il supporto alla dispensa e’ quanto di piu’ pantagruelico ci possa essere. E allora altre torte, dolci e salate, e qualsiasi tipo di alimento e bevanda per ristorare questi “cavalieri moderni” che, per una causa comune, si immolano sulla nuda terra per poi cambiarsi e con la bocca piena e una bottiglia in mano, incitano i propri compagni alla lotta.

Se penso a qualcosa di particolarmente epico in questa avventura, non posso che soffermarmi sulla terza tappa: quella di Oggiono. Il percorso si presenta totalmente ammantato: una spessa e morbidissima coltre bianca “sonnecchia” sopra svariati centimetri di fango, in attesa di accogliere tra le sue spire le nostre caviglie. Come sempre saremo noi “diversamente giovani” ad essere inghiottiti per primi da cotanta natura e, per quanto mi riguarda, forse e’ la tappa che ricordo con piu’ gioia. E’ stato come tornare bambini: quando la mamma ci raccomandava la maglia di lana e di non sudare per non prendere un malanno. Niente lana e tanto sudore invece, oggi come allora, nella piana di Oggiono. E un risultato di squadra, nella categoria dei 50enni, che mi riporta alla memoria la valanga azzurra di sci degli anni ’70, quando non era un caso vedere cinque atleti nei primi dieci e io che ero bambino e litigavo con la mia mamma perche’ al posto della maglia di lana, indossavo quella di Romeo Benetti, correndo dietro a pallone e caviglie per mezza giornata. Qui il pallone non c’e’ ma le caviglie, dopo tanti anni, sono ancora messe a dura prova ma… ma il risultato della prima frazione, quella dei “diversamente giovani”, sara’ la prova ultima del fatto che ormai il nostro “Brianzolo” e’ in cassaforte. Anche se nessuno ancora lo dice, anche se molti si toccano qua e la’. Ma, senza troppa vergogna, a me piace accendere il “sacro fuoco” e ormai il grido di “campioni!” l’ho gia’ fatto mio, senza se e senza ma!

Monza, quarta tappa. Beh, Monza e’ Monza e il Parco e’ il Parco. Si corre in casa in un contesto che sembra fatto apposta per la corsa campestre. E non a caso e’ stato scelto dalla Fidal come la “casa del cross in Italia”. Percorso perfetto: fatto di erba, fango, curve secche e larghe, salite e discese in un contesto unico. Dove non e’ solo un piacere correre ma anche assistere. Un vero e proprio stadio del cross: mancano solo le tribune ma credo che deturperebbero un ecosistema unico nel suo genere.

Come da copione saremo noi i primi a partire, rigorosamente alle 14.30. Diversamente dalle altre tappe ricordate, mi piace soffermarmi un momento sull’aspetto piu’ tecnico che ludico. Ci sono tutti, davvero tutti! Anche per chi non e’ mai venuto, l’appuntamento di Monza e’ troppo allettante per poter dire di no e qualitativamente la nostra batteria assume fin da subito toni agonistici impressionanti. Le andature impazziscono immediatamente, i sorpassi e gli allunghi si susseguono e il pubblico, foltissimo nonostante le secchiate d’acqua che ci hanno invaso fino a mezzora prima della partenza, sono degna cornice di un grande evento. Evento nel quale ci sentiamo protagonisti e che rendiamo, con il nostro comportamento sul campo, sempre piu’ spettacolare: dal primo all’ultimo metro, dal primo all’ultimo (o quasi) atleta. Non senza un pizzico di presunzione posso affermare che di questa gara se ne parlera’ a lungo: per il clima, l’atmosfera e il grande agonismo profuso da tutti. Qui, e credo di non poter essere smentito, nella “nostra” casa, abbiamo messo il definitivo sigillo al campionato. Siamo stati tantissimi, tutti bravi e tutti coraggiosi: e mai come nell’anfiteatro del cross le canotte e le magliette bianco-arancioni hanno spiccato e fatto spiccare il volo alla nostra squadra in una classifica che ormai aspetta solo il marchio definitivo.

Carate a questo punto diventa un piacevole dettaglio. Se alcuni di noi hanno ancora dei “conti” da regolare a livello individuale (a qualcuno riuscira’, a qualcun altro no), il clima che si respira sotto i nostri gazebo e’ quello di una grande festa. Non che le altre volte non ci sia stato ma questa volta e’ piu’ marcato, piu’ palpabile: non e’ solo un modo per dare un senso al sabato. C’e’ qualcosa di piu’, quel qualcosa che ci fa pensare di essere li’ perche’ l’abbiamo voluto fortemente come mai prima d’ora. Non c’e’ ragione per non esserci a questo punto, e non si tratta di saltare sul carro dei vincitori ma semplicemente di far fare al carro l’ultima curva prima del traguardo, da tagliare rigorosamente primi e da soli!

Anche qui l’ubicazione e’ un parco: uno splendido scenario per una conclusione degna del “Brianzolo”, che con le sue 29 primavere, il suo spirito, la sua passione e partecipazione, puo’ essere definito il “Campionato di cross” per definizione.

Il terreno e’ perfetto: fin troppo per essere una campestre, fin troppo per non fare un salto nel passato e ricordare l’erba e i zigzag di Cantu’, il fango e le salite di Briosco, la neve di Oggiono, il “clima” (in tutti i sensi) di Monza. Qui sembra una bomboniera e c’e’ chi gradisce, anticipando quella che sara’ una stagione su strada tutta da vivere. In questo ambiente fin troppo perfetto e asettico disputero’ la mia peggior gara della stagione crossistica, lasciando un podio di categoria che sembrava piu’ che mai vicino. Ma non fa nulla: cosi’ e’ lo sport e cosi’ bisogna accettarlo. E poi… e poi c’e’ una celebrazione in corso: la nostra. Quella nata, per quanto mi riguarda, proprio all’indomani dell’ultima “Carate” dello scorso anno, quella che mi ha fatto tuonare in quella riunione di fine novembre “NOI SAREMO CAMPIONI!!”, quella attesa ben 8 anni. Quella di tutti noi. E allora, via i tappi dagli spumanti e in alto i bicchieri, per i nuovi campioni brianzoli, con la speranza di bissare al piu’ presto ed un occhio li’ dietro, in quel centro congressi che, nella sera del 13 marzo, ci insignirà definitivamente ed ufficialmente del titolo. La’ dentro saliremo sul palco, ci abbracceremo e ci consegneremo alla storia di questa manifestazione: con il cuore pieno di gioia, con la Brianza ai nostri piedi!

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